
C’è una vecchia formula del mondo del pallone che distingue i calciatori normali, bravi e i campioni in base a quali opportunità scorgono sul rettangolo verde, per le proprie giocate e per quelle dei compagni.
Fabio Cazzanti allora è un grandissimo campione, e non solo perché è appena tornato nella sua Genova da un Mondiale di Calcio a Cinque. Capovolgendo la situazione come se si fosse trattato di far partire un contropiede. Gli assi a cui si è fatto cenno “vedono” gli spazi con la testa e con il cuore, e sono le qualità che hanno spinto distantissimo Fabio sul campo, come se fosse un episodio di Holly e Benji, il cartone sul football dove i terreni da gioco non finivano mai e gli orizzonti si curvavano sin quasi a diventare loro stessi delle sfere da rincorrere e giocare.
Georgia, Turchia, e ora l’Inghilterra: sono queste le rassegne iridate o continentali a cui, da quando ha avviato questo percorso 10 anni fa, ha partecipato come elemento della Nazionale Ipovedenti, raggiungendo i vertici Mondiali. Per l’appunto vedendo un po’ meno con le pupille, ma sempre tenendo alta la mira sugli orizzonti della propria passione. Là dove ci sono gli obiettivi dei Campioni. Andandoseli poi a cogliere non solo con lo sguardo, ma con la grinta, la determinazione e il gioco di squadra.
Da dove nasce la passione per il Calcio? Quando hai cominciato a praticarlo?
“La mia passione col Calcio nasce quando ero bambino. Ho iniziato a 6 anni con la scuola calcio, al Cosmos, al Carlini, poi da lì ho continuato nella Goliardica, fino a 20 anni, e ha esordire in Promozione con il Borgoratti Liguria. Poi dopo l’esordio in promozione ho avuto un infortunio al menisco e quindi poi ho avuto anche problemi più gravi alla vista e non sono più riuscito a giocare a undici mi sono dedicato al Calcio a 5 per Ipovedenti”
Nella patria del pallone, in Inghilterra, hai disputato poco tempo fa i Campionati del mondo di Calcio a 5 per ipovedenti, raggiungendo un ottimo quinto posto. Ci racconti cosa hai provato?
“È stata un’emozione fortissima. Indossare la maglia della Nazionale è un onore e sempre un’emozione forte. Cantare l’inno è magico”
Come è andata?
“In questa competizione abbia chiuso al quinto posto, mantenendo il ranking che avevamo conquistato 4 anni fa al Campionato Mondiale che si era svolto in Turchia ad Antalya nel 2019. Alla fine il risultato è abbastanza positivo. Abbiamo però avuto parecchia sfortuna. Purtroppo abbiamo avuto degli infortuni che hanno ridotto il numero dei giocatori. Avevamo un grande gruppo e potevamo tranquillamente puntare alla semifinale e alla finale. In ogni caso abbiamo reagito disputando la finale per il 5°-6° posto vincendo per 3-0 contro la Turchia che non eravamo mai riusciti a battere negli ultimi anni”
Qual è stato il vostro percorso?
“Nonostante le difficoltà dovute agli infortuni abbiamo comunque dimostrato di essere competitivi con tutte le altre Nazionali, anche con l’Inghilterra, che poi è arrivata in finale. Ce la siamo giocata sino alla fine. Siamo riusciti nella prima partita molto combattuta a vincere contro la Francia e anche con la Spagna fino al momento dell’infortunio grave di un nostro compagno di squadra stavamo disputando un’ottima partita, quindi ci sono ottimi presupposti e basi per poter poi affrontare il Campionato Europeo nel 2024 nel modo migliore”
Ci racconti il tuo percorso sportivo sino al Mondiale e come ti ha aiutato ad affrontare la disabilità?
“Ho cominciato ad avvicinarmi al Calcio per Ipovedenti nel 2013, quindi sono praticamene 10 anni che sono in questo mondo e dal 2015 sono in Nazionale. Ho svolto nel 2018 l’Europeo a Tiblisi, in Georgia, e nel 2019 il Mondiale in Turchia ad Antalya. Lo Sport mi ha aiutato ad affrontare la mia disabilità e soprattutto ad accettare la mia condizione di disabile, e nello stesso tempo a valorizzare le mie qualità e a mettermi in gioco”
Qual è stata l’emozione più grande della tua carriera sportiva?
“Una delle più grandi è stata segnare in Nazionale contro l’Inghilterra. Esultare con tutta la squadra e il Mister è stato fantastico. Me lo ricorderò per sempre”
Quali sono per te i valori dello sport, in generale, e in particolare quelli del Calcio?
“Sicuramente fare gruppo. Anche ai Mondiali abbiamo avuto delle difficoltà, ma il gruppo è stata la cosa che ci ha fatto restare uniti anche nelle difficoltà, e trovare delle soluzioni insieme. Poi nello Sport bisogna saper accettare la sconfitta, imparare dai propri errori per avere una performance migliore e non sbagliare in una partita successiva”
Quanto e come ti alleni ogni giorno? Come mantieni il tuo corpo in forma?
“Faccio 3-4 allenamenti alla settimana. Con la Nazionale abbiamo un grande staff, a partire dal preparatore atletico Luca Pirri, dalla nutrizionista Giulia Cipriani, la fisioterapista Sara Lelli, il Mister Marco Pizzoli, che ci seguono giorno per giorno. Abbiamo un programma da seguire per lo stretching, giorno per giorno, e una dieta dedicata per le performance sportive da seguire”
Ci racconti un segreto…rivelabile? Una pratica, un rito, un motto che ti ha aiutato a diventare un campione?
“Non ho un segreto particolare, cerco di stare concentrato sempre sul momento presente, di viverlo, e di divertirmi”
Una passione al di là del Calcio?
“La Montagna. Adesso mi sto avvicinando allo Sci Paraolimpico, ho già svolto delle gare di Coppa Italia con l’Associazione Discesa Liberi, e quest’anno pensavo di dedicare un po’ più di spazio anche allo Sci perché è una cosa che mi appassiono e svolgo da quando ero bambino e vorrei provare a dedicarmi anche allo Sci Agonistico”
Qual è il tuo rapporto con la Liguria? Cosa ti piace di più della regione?
“Io sono genovese al 100%, sono legatissimo a Genova e alla Liguria. Ho parecchi amici a Genova, mi trovo benissimo e adoro la mia città”
C’è una figura, del mondo dello sport o in generale, che è per te motivo di ispirazione?
“Le persone che svolgono gli Sport Paralimpici non per professione ma per passione. Persone che hanno un lavoro e appena hanno un momento libero lo dedicano all’allenamento allo Sport per migliorarsi e partecipare alle competizioni”
Che consigli daresti a un bambino che si avvicina al Calcio per la prima volta?
“Di divertirsi e di essere spensierato, e di giocare a pallone con degli amici e dei compagni, e di memorizzare questi momenti per quando sarà più grande. Dare sempre il 100%, il massimo, sino alla fine”
È ormai tutto pronto per la terza edizione dello Sportability Day, l’evento pensato da Stelle nello Sport per mettere in contatto la realtà Ligure dello Sport con i disabili, in particolare i più giovani, e renderli consapevoli di tutte le possibilità loro offerte dalle varie società. Con questo spirito, c’è un messaggio che vorresti lanciare a tutti, bambini, ragazzi, genitori, e istituzioni, per far capire quanto è importante lo Sport per la crescita di tutti, e per l’inclusività?
“Ai bambini con disabilità consiglierei di non buttarsi giù di morale e di dedicarsi allo Sport perché c’è tanta vita, tanta felicità, sorrisi e la disabilità una volta che inizi a fare lo Sport passa in secondo piano, dimentichi la disabilità, ti dedichi al tuo Sport e accetti la tua condizione senza problemi.”
Quali sono i tuoi programmi per il 2024?
“Sono in vista gli Europei di Calcio a Cinque. Dopo qualche giorno di riposo ci dedichiamo al prossimo obiettivo, per arrivare pronti alla prossima competizione. Vorrei inoltre fare un saluto speciale al Mister che avevo a Torino, nel club dove giocavo, Francesco Cabizzosu, un abbraccio forte”
Federico Burlando