
Cinzia Mongini, eccellenza ligure e istituzione nazionale della danza sportiva, ha raccontato a SportAbility tutta la sua passione per questo sport che è parte integrante delle sue giornate e della sua vita. Allenamenti, gare, successi, ricordi, emozioni, professionalità e tanto altro. La disabilità visiva non ha fermato questa crescita e questa travolgente storia. Dal 2017, inoltre, Cinzia è stata designata dal Consiglio Federale FIDS come rappresentante nella Commissione nazionale atleti del CIP.
Dove nasce questo amore per la danza e la storia del primo Campionato Italiano:
“Il mio percorso e la mia passione per la danza sportiva nasce da un fatto particolare. Nel 2007, quando i miei amici organizzavano serate a ballare in una serie di locali. Io pensavo quanto fosse bella questa cosa. Io sono sempre stata timidissima e vergognosa, ma quando vedevo, fin da bambina, la gente ballare, ad esempio, alle sagre di paese mi incantavo. Non avevo mai il coraggio di buttarmi in pista. Ballare è sempre stato un sogno che difficile da realizzare. Insomma, questi amici mi hanno parlato tanto bene di questa iniziativa che mi sono convinta di iniziare qualcosa con la danza. All’epoca mi occupavo del Gruppo Sportivo dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. Un’iniziativa per i soci dell’organizzazione. Chiamai il presidente regionale della Federazione, Michelangelo Buonarrivo, spiegandogli il mio intento di organizzare un corso di danza per persone con disabilità visiva. Lui ha iniziato a collaborare in quanto maestro, oltre che dirigente federale, e ha tenuto direttamente questo corso. Tutto è nato da questo desiderio mio. Avevamo trovato una sala in centro, facile da raggiungere. Lì ci vedevamo un giorno alla settimana per un’ora e mezza. Abbiamo iniziato così questo corso. Tra l’altro noi a novembre abbiamo cominciato e verso maggio Michelangelo ci disse che la Federazione era stata riconosciuta dal Coni, quindi si sarebbe disputato il primo campionato italiano per le persone con disabilità. Era una sorta di Anno Zero. Ci chiese di partecipare. Noi, da novellini praticamente, eravamo tutti sconvolti. In due, però, siamo rimaste così colpite dal mondo della danza che decidemmo di provare. Una ero io. Da quel momento in poi Michelangelo ci ha procurato dei ballerini della sua scuola per fare le prove. In pochissimo tempo abbiamo montato due coreografie molto basiche, una di valzer lento, una di tango. A fine giugno, nel 2008, abbiamo così partecipato al primo Campionato Italiano, dopo soli otto mesi di esperienza. L’altra cosa bellissima di quell’inizio è stato il contorno. Noi avevamo solo le scarpe da ballo da principianti. Michelangelo ci trovò i cavalieri con cui ballare e aveva chiamato a rapporto le dame della scuola facendo in modo che ci prestassero i loro abiti da gara. Mi sembrava davvero di essere Cenerentola al ballo. È stata un po’ una favola, una magia. So che può sembrare uno stereotipo ma è andata proprio così all’inizio. Anche indossare questi abiti, impreziositi da alcuni cristalli. Era veramente come essere in una favola. È stato veramente incredibile. Noi delle regole del ballo non sapevamo nulla, Michelangelo ci ha fatto conoscere anche una parrucchiera specializzata. Insomma tutto perfetto, ogni dettaglio. Il primo campionato a Rimini è stata un’emozione, ci hanno accompagnato le ballerine della sua scuola. Abbiamo iniziato così la nostra grande avventura. Ero talmente emozionata che in gara ho fatto un disastro, sono arrivata ultima. Questa emotività mi fece perdere la concentrazione. È stato tutto un percorso in salita. La danza è sempre stata una gioia immensa. Dopo che nella vita ho avuto una serie di esperienze negative con persone e situazioni in cui mi hanno sbarrato la strada, la danza è stata importante. Una volta ero andata in un centro sportivo per fare una preparazione fisica di base e il proprietario mi disse che non voleva disabili nella sua struttura per evitare guai. Occasioni davvero pesanti, mi ero sentita umiliata e discriminata. Una sensazione brutta, come se nel mondo non ci fosse posto per me. La storia con la danza è stata, dunque, riparatoria. Per tutte le porte che mi erano state chiuse sulla faccia fino a quel momento, ho trovato un’accoglienza e una persona che si è dimostrato interessata al progetto. Ci ha messo a disposizione tutto. Quello che non avevo trovato fino a quel momento come persona disabile, poi è arrivato”.
I passi successivi al primo, travolgente, incontro:
“Ad agosto ci avevano invitato in Puglia in una scuola di danza prestigiosa a fare un’esibizione. Tra l’altro quell’anno avevano ospiti illustri da Ballando con le Stelle, come Samuel Peron. Per noi era stato emozionantissimo partire da Genova per questa esperienza. Ci accolsero come se fossimo stati noi gli ospiti d’onore. Nel pomeriggio abbiamo fatto le prove e alla sera abbiamo ballato insieme a ballerini bravissimi. È stato un incontro che mi ha cambiato la vita perché ho scoperto cosa vuol dire essere accolti bene, essere accettati. Avere qualcuno che ti offre delle opportunità sia dal punto di vista sportivo, infatti ho potuto iniziare un percorso che mi ha portato dove sono oggi, sia dal punto di vista umano. Tornando all’Uici, poi ho fatto affiancamento ai dirigenti di allora per portare avanti il progetto. Ho collaborato con Antonella Sbragi per la parte dello sport a scuola. Dopo mi è stato chiesto di avere qualche incarico ufficiale per promuovere la danza per le persone disabili sia in Liguria che, in seguito, fuori regione. Dunque, per me la danza e queste persone hanno significato moltissimo. Il messaggio è semplice, per quante porte ti possono chiudere in faccia, prima o poi ci sarà qualcuno che la aprirà ed è questo che conta”.
Tante gare ma Cinzia, su richiesta esplicita, evidenzia i ricordi più emozionanti:
“Ne ho alcuni per motivi diversi. Il primo anno che ho vinto il Campionato Italiano Classe A nei 5 balli sicuramente. Era il 2015. Tra l’altro un familiare stretto ha avuto problemi di salute molto seri, io quell’anno ero provata da tutta questa situazione in casa. In un breve lasso di tempo questa persona era stata meglio e io decisi di partecipare al campionato. È stata una vittoria inaspettata ma bellissima. Ricordo che ero stanchissima e mi chiedo ancora ora dove trovai le forze e le energie per farcela. Vincere è stata una sorpresa grandissima, un trionfo dedicato proprio a questa persona. È stata una ricompensa al mio non mollare mai. La vittoria più bella, probabilmente, è stata quella alla mia prima gara all’estero a Bratislava. La mia prima competizione internazionale, con ballerini di altri Paesi. Non avevo idea di quale poteva essere il nostro livello rispetto agli altri. Quella vittoria è stata una gioia immensa. Confrontarmi con persone nuove, con una giuria dove non c’era nemmeno un italiano è stato emozionante. Nessuno mi conosceva. Non avevamo nessun feedback, nessun appoggio. È stato importante. Eravamo tre coppie italiane, due di standard e una di latino americano. In finale siamo arrivati primi e secondi noi italiani. Dunque quella è stata una grande emozione. Da brividi anche la location. La competizione si era svolta in un teatro antico di Bratislava, con la musica suonata da un’orchestra dal vivo. Una situazione particolare, fiabesca. Io sarò romantica però era veramente una situazione da favola, con questo salone immenso e dorato. Per la Slovacchia è un evento molto importante, fatto ogni anno, e vi partecipano molti ospiti illustri. Anche il pubblico aveva un fascino diverso. Una gara di altissimo livello a 360 gradi, qualcosa di incredibile. Un ultimo ricordo, invece, mi porta al 2018, quando ho ballato con Daniel Buonarrivo che aveva vinto il Campionato Assoluto con la sua dama. Pochi mesi dopo quella vittoria aveva ballato con me ai Campionati Italiani. Mi era sembrato veramente che qualcuno mi prendesse per mano e mi portasse tra le stelle. Daniel è un ballerino straordinario, incredibile. Ballare con un ballerino di quel livello è stato davvero emozionante. Sembrava tutto semplice, troppo bravo per aver problemi. Mi disse di non preoccuparmi e che qualsiasi errore lo avrebbe coperto lui. Questo è decisamente il massimo che si può pretendere da un cavaliere”.
Non solo soddisfazione e carriera personale. Cinzia ricopre anche un ruolo istituzionale. Le due strade si “incastrano” molto bene:
“Credo sia molto utile essere allo stesso tempo atleta e dirigente. Ti permette di avere una visione più completa. Da atleta ti rendi conto di tutte quelle che possono essere cose positive o negativa nel fare un’attività sportiva. Da dirigente perché ti rendi conto quali siano le problematiche tecniche e organizzative di chi poi deve fare sport. Il doppio ruolo è importante perché mi dà l’opportunità di capire e di spiegare agli altri. In generale si tende spesso a criticare, essere da entrambe le parti, fa capire che davvero non sempre le cose sono semplici. Grazie a questo doppio ruolo riesco a comprendere le esigenze delle due parti. È importante, c’è una visione più ampia. Posso essere d’aiuto. Secondo me, quando qualcosa non va bisogna lavorare dall’interno, rimboccandosi le maniche spesso io per prima mi metto in gioco e mi propongo cercando di lavorare per migliorare il sistema o la situazione. Provo a fare la differenza”.
Andrea Barberis e Laura Delsere. Medaglie d’oro al Campionato Italiano
Il Covid-19 ha cambiato lo sport e la vita di tutti, dopo oltre due anni dall’inizio della pandemia sembra che il peggio sia davvero alle spalle:
“La percezione che il peggio sia alle spalle è molto forte. Quest’anno abbiamo ripreso a partecipare a competizione e anche ad organizzarle. Le cautele e i protocolli non mancano però sono stati fatti passi avanti. A giugno 2021 abbiamo organizzato la tappa di Coppa del Mondo di Wheelchair Dance come Liguria nonostante la situazione fosse più complessa di ora. Era stata una sfida bella grande, con protocolli sanitari rigidissimi. Alla fine ci siamo riusciti. Quel primo evento aveva segnato proprio la ripresa in un momento difficilissimo. Quest’anno poterci incontrare nuovamente al Campionato Italiano e non gareggiare a porte chiuse, come quello precedente, ha avuto un valore importante. Il 2022 ci ha riportato il pubblico. È assolutamente un elemento fondamentale per gli atleti. Abbiamo vissuto sensazioni nuove. Si riinizia a sentire il profumo delle competizioni vere pre-Covid, nonostante qualche cautela doverosa come la mascherina. Speriamo si continui così. Interrompere allenamenti e competizioni nel 2020 è stato molto difficile, la ripartenza dell’anno successivo è stata altalenante perché in autunno ci si è bloccati nuovamente, con manifestazioni annullate. Nell’ambiente c’era un grande senso di precarietà, ora forse le cose stanno cambiando, ci si avvia a una nuova fase di normalità, di stabilità. Speriamo bene per il prossimo autunno. Il Campionato del Mondo di Wheelchair Dance dello scorso anno è saltato ma a fine ottobre ci sarà l’Europeo in Slovacchia. Speriamo vada tutto bene, dopo la chiusura del Campionato Italiano, anche a livello internazionale. Lo scorso weekend si è svolta una gara di Ranking in Polonia per la Wheelchair, noi avevamo una coppia ligure, tornata a casa con un bellissimo oro danze standard nella Classe 2, quella più competitiva. Prima volta, tra l’altro, sul gradino più alto del podio per una coppia italiana e ligure”.
Il Campionato Italiano si è concluso a Massa con un buon bottino di medaglie per la Liguria:
“Il Campionato è andato molto bene, abbiamo conquistato un po’ di ori importanti. Ha esordito una coppia nuova con il super sportivo Simone Capelli. Balla per la mia squadra e insieme alla compagna era la loro prima uscita ufficiale. In una gara competitiva, con avversari di grande livello, una vittoria meritata e di grande soddisfazione. Il livello tecnico era molto alto. Io ho vinto il mio ottavo titolo italiano. Dal 2015 ad oggi il settimo consecutivo. Il primo era stato nel 2011. Sono molto contenta, inutile girarci intorno. Quando ambisci ad arrivare al podio lavori tanto per crescere e migliorare, quando invece sul podio ci sali devi lavorare il doppio per mantenere l’alto livello agonistico raggiunto. Il podio è sempre una ripartenza, mai un punto d’arrivo. Bisogna sempre guardare avanti, diventi tu l’atleta da battere sei tu. Ogni anno è una sfida con se stessi per riconfermarsi, non c’è nulla di scontato e serve tanto lavoro. Anche quest’anno è stata una gara nuova e dura e come se fosse il primo anno mi sono messa in gioco, le vittorie precedenti non contavano. È molto importante restare umili. Quello che conta davvero nello sport sono l’impegno, il sacrificio, la costanza, gli allenamenti, la tenacia, la tenuta. Tutte cose complesse da mantenere nel tempo ma fondamentali. Io quest’anno ho avuto due infortuni, è stata dura continuare e mantenere il ritmo e il livello alti. Insomma, non bisogna mai dare nulla per scontato”.
Simone Capelli e Federica Benvenuto. Medaglie d’oro al Campionato Italiano
Rinnovato l’appuntamento allo SportAbility Day per questo 2022. Nella scorsa edizione la danza fu protagonista:
“Lo scorso settembre è stata un’esperienza importante, ed è altrettanto importante avere rinnovato una manifestazione del genere. Erano venute diverse persone a provare. C’erano tante famiglie con bambini anche con diverse disabilità. Durante l’anno queste persone ci hanno ricontattato, abbiamo fatto quindi partire diverse attività affiliate. È un momento che favorisce l’incontro delle federazioni e delle società sportive con le persone, con le famiglie. Coloro che magari non frequentano le palestre, non fanno attiva e magari non sanno nemmeno dell’esistenza di tali attività hanno la possibilità di vivere una giornata diversa, che potrebbe anche migliorare poi la quotidianità successivamente. Molti magari non riescono, per esempio, ad associare la danza ad una persona in carrozzina. La prima rappresenta il movimento per eccellenza, la seconda, nell’immaginario comune, immobilità. La gente quindi si incuriosisce e chiede, si avvicina alle realtà sportiva durante queste manifestazioni. Eventi come lo SportAbility Day sono importanti e occasioni straordinarie di incontro con le famiglie e con le persone con disabilità. Sono momenti determinanti che permettono alle persone di conoscere le varie discipline e le società sportive”.
I valori dello sport sono assoluti e benefici:
“Io sono una sostenitrice convinta dei valori dello sport a 360 gradi per il benessere psicofisico, per l’integrazione e per l’inclusione. Ne sono io stessa una prova. L’ho vissuto sulla mia pelle. So quanto è stato importante sentirmi accolta, trovare un ambiente che mi ha sostenuto regalandomi opportunità di crescita, sia dal punto di vista agonistico che dirigenziale. Non posso che essere una fautrice convinta di tutto ciò”.
Le idee per il futuro, oltre alle date da ricordare, sono molto chiare:
“Oltre a quanto già detto, nel futuro ci aspettano intanto alcuni appuntamenti. Dal punto di vista internazionale abbiamo, primo dell’Europeo, un’altra gara di Ranking per la danza in carrozzina che sarà il weekend del 21/22 agosto in Germania a Francoforte. Quella sarà un’altra occasione importante per le coppie italiane e liguri di far vedere il loro valore. Arrivare all’Europeo con una vittoria e con dei buoni piazzamenti nelle precedenti competizioni è un fantastico biglietto da visita. La vittoria italiana in Polonia è stata già un inizio e i nostri bravi atleti cercheranno di ripersi ad agosto. Dobbiamo continuare a crescere, a migliorare a livello agonistico, tecnico e artistico. Nella danza c’è infatti un’espressività artistica che ha un peso specifico che può fare la differenza. Per quanto riguarda il comitato regionale, invece, in autunno avremo il Campionato Regionale. Sono competizioni di livello diverso però restano appuntamenti in cui serve arrivare preparati. Per noi non ci sarà riposo durante l’estate. Questa manifestazione locale dovrebbe essere successiva all’Europeo, probabilmente nel mese di novembre. In genere, poi, a gennaio c’è il Campionato Assoluto. Insomma, non ci si ferma”.
Dietro a tanti anni di lavoro e sacrificio, ecco le soddisfazioni più forti:
“Sono tanti anni che lavoriamo per la promozione della danza tra le persone con disabilità. Mi sono sempre impegnata tanto all’UICI e poi dopo con la FIDS. Abbiamo iniziato nel 2007, non ci siamo mai fermati, abbiamo organizzato tante cose. Abbiamo lavorato a testa bassa con costanza. Sono davvero contento di quello che abbiamo fatto fino a qua. Tutto quello costruito con gli altri mi rende davvero felice. In questi casi penso alla mamma che lo scorso settembre ha portato la sua bambina non vedente in carrozzina chiedendoci di fare qualcosa per inserire anche lei. Questa bambina quest’anno ha partecipato con la sorellina al campionato italiano. Queste sono le cose che ti danno soddisfazione. Vedere certi sorrisi non ha prezzo. Sono il motivo per cui lo faccio. Io ho iniziato a sorridere con la danza e ora lavoro per far sorridere anche gli altri. È un’emozione e una fierezza che cresce dentro. Le cose positive vanno condivise, la danza mi fa stare bene e voglio che valga anche per gli altri. Questo è il principio che mi muove anche nei vari incarichi tra FIDS e CIP”.
Simone Fargnoli