L’impegno del Golf Club Albisola: “Il golf sia una disciplina aperta a tutti”

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L’impegno del Golf Club Albisola: “Il golf sia una disciplina aperta a tutti”

Tra le realtà sportive più interessanti nel savonese c’è il Golf Club Albisola, impegnato non solo nel regalare ai soci un campo all’altezza.

Questa società, infatti, sta portando avanti da anni un percorso importante nell’ambito del sociale e della disabilità. Il consigliere delegato del club Paolo Bucchianica ha raccontato tutti gli obiettivi, i progetti e gli appuntamenti per rendere questa disciplina accessibile a tutti. Tante le iniziative, aggiornate sul sito internet ufficiale, che si ripetono per avvicinare più persone con disabilità a questa bellissima disciplina, spesso definita elitaria, ma che, in realtà, nasconde molte altre risorse.

Un percorso che si sta sviluppando attorno a Michele Briano, atleta in carrozzina e amico di SportAbility, pronto a mettersi nuovamente in gioco. Le parole del consigliere:

“Un tentativo, un test o percorso che stiamo affrontando con il primo nostro progetto insieme a Michele Briano che voi conoscete, un ex atleta paralimpico che ha fatto diversi sport.  Abbiamo attraverso l’Ottobock acquisito in dotazione una di quelle attrezzature che si usano nel paragolf e servono apposta per far giocare i disabili in carrozzina sul campo da golf. È una macchina praticamente è elettrica con le ruote grosse che può andare sul prato e sulla sabbia. Si blocca il soggetto e si riesce, grazie alla parte elettrica, non solo a spostarsi ma anche a sollevare l’atleta, a renderlo verticale e consentirgli di fare di fare i colpi. Questa bella macchina che consente all’atleta in carrozzina di poter giocare a golf, l’abbiamo noi e insieme a Michele stiamo vedendo nel percorso tipico di una persona che approccia il golf, un ragazzo che approccia il Golfo, che fa un percorso per diventare golfista, quindi fa delle lezioni in campo, fa tutto un percorso che lo porta ad avere la Green Card da parte del maestro, una carta che gli consente di andare in campo, di avere l’accesso al campo, e poi l’esame delle regole, con la con il quale, superato quello, diventa realmente un golfista con l’handicap più alto ma diventa un golfista e quindi può partecipare a tutte le gare. Noi con Michele ci siamo posti questo obiettivo, cioè vedere in quanto tempo, e con che difficoltà, rispettando tutte le regole del golf più l’appendice delle regole apposta per i disabili in carrozzina, si riesce a portare un ragazzo in carrozzina, che non abbia mai giocato al golf, si riesce a farlo partecipare alle gare. Questo è il primo passo, dopodiché se chiaramente la persona mostra anche delle attitudini e tutto, può fare anche a un percorso poi più lungo e più di diverso, accedendo a tutte le discipline più vicine alle competizioni paralimpiche. Secondo me è un buon percorso questo, vedere in quanti mesi si riesce a mettere in campo Michele”.

L’Open Day è un appuntamento importante e tradizionale. Manifestazione pronta per essere nuovamente ripetuta:

“Tutti gli anni facciamo un paio di Open Day e l’ultimo l’abbiamo fatto anche col contributo del Cip di Genova, l’abbiamo chiamato Open Day All Inclusive, nel senso che, al di là delle persone in carrozzina, tutti hanno la possibilità di provare. L’anno scorso sono venuti quattro disabili in carrozzina, abbiamo fatto fare quel percorso lì e poi sono arrivate altre persone con altre disabilità. Noi apriamo a tutti, anche a coloro che sappiamo in assoluto che magari non riusciranno mai a diventare degli atleti. Quindi, in sintesi, non dico in alternativa al paralitico, ma comunque si predilige un aspetto un pochino più sociale. Nell’Open Day facciamo anche arrivare delle società di Albisola che portano altri tipi di disabilità ma che facciamo comunque giocare. Nell’Open Day c’è proprio tutto e lì facciamo anche una gara aperta a tutti, normodotati e non, possono giocare tutti. L’abbiamo fatto per due anni, il primo anno abbiamo anche invitato l’Associazione Golfisti Disabili di Roma, che fa ormai parte della Federazione. Sono venuti un paio di ragazzi, tra i quali Gregorio Guglielminetti, poi un ragazzo non vedente che giocava molto bene quindi è stata una giornata aperta a tutti. Queste sono, per ora, le nostre attività. In questo momento ci concentriamo molto perché quest’anno ripeteremo anche l’esperienza dell’Open Day con lo stesso format però ci piace pensare che il percorso che faremo fare a Michele possa essere un percorso che dia la possibilità a tutti quelli che vogliono fare questa prova possano da noi venire e fare un percorso simile a quello farà Michele. È chiaro anche che Michele è predisposto avendo fatto altri sport, avendo una robustezza di braccia, è un atleta in carrozzina quindi per lui sicuramente alcuni movimenti risultano non dico più facili ma sicuramente la forza un po’ aiuta. Son convinto che siccome il golf non è uno sport di forza ma è uno sport di precisione, di tecnica, penso che altre persone possano fare questo percorso. Abbiamo cominciato a novembre e cerchiamo di portare Michele in campo a luglio o agosto. Sarebbe già un buon risultato, visto che anche una persona normodotata, per incominciare a giocare a golf, sei mesi, un anno ci vogliono”.

Il golf non è un sport elitario ma è sociale e tecnico allo stesso tempo:

“Noi come Golf Club siamo una società, un’associazione sportiva dilettantistica ma ci siamo posti come obiettivo quello di far sì che il golf non sia più quella disciplina elitaria ma sia una disciplina veramente aperta a tutti, questo fa sì che i nostri soci abbiano apprezzato questa missione e nel momento stesso in cui facciamo questi Open Day, tutti si mettono a disposizione della giornata, tutti danno una mano. Abbiamo visto che il concetto di handicap allarga sicuramente la possibilità a tutti di giocare ma sicuramente questo è uno sport che, al di là della dell’aspetto sportivo, ha un aspetto veramente di socialità, dimostrato da location che sono amene. Il nostro non è uno dei più bei campi d’Italia, è un bel campo, tenuto molto bene, piccolo tecnico, ma la cosa principale è il verde, è stare all’aperto; quindi anche l’atleta si trova a suo agio perché poi il golf si pratica singolarmente ma si gioca insieme agli altri. Sono giornate che mettono tutti in condizioni di partecipare, di vedere e, a chi partecipa, di avere una giornata molto molto interessante”.

Simone Fargnoli 

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