
La Sala di Arrampicata Sciorba è inserita nel complesso polisportivo Sciorba Stadium. La sala dispone di una estesa struttura per l’allenamento, con numerosi boulder e circuiti per la resistenza con ampi e alti materassi di tipo professionale.
Dispone inoltre di due strutture per l’ arrampicata con la corda, una per principianti e una per arrampicatori di alto livello. I pannelli sono di tipo professionale, con diverse strutture volumetriche simili in tutto e per tutto alla roccia vera.
Ci sono inoltre travi per l’allenamento, attrezzi per la muscolazione e una area “salotto” con numerose riviste di arrampicata a disposizione per la consultazione. Paolo Granone, KK Climbing Genoa Team, gestisce questa storica sala che è spesso teatro sportivo e amatoriale per alcuni ragazzi con disabilità. L’aspetto paralimpico è particolarmente attenzionato dalla società. Il dirigente ha raccontato a SportAbility l’impegno paralimpico e alcune iniziative che presto avranno luogo.
Lo spirito con cui si svilupperà la prossima arrampicata per persone con disabilità:
“Più che un progetto è una sorta di messa a disposizione continua, che poi a volte arriva a produrre un’iniziativa generale dove si accolgono più persone. Un esempio è quella del contatto verticale; nel nostro caso abbiamo avuto un’esperienza con persone non vedenti di qualsiasi età che si sono impegnate nell’arrampicata. Non avevano problemi motori, la persona è molto sensibile, molto attenta a tutto quello che succede nell’arrampicata. L’arrampicatore non ha l’impatto visivo ma ha una forte sensibilità e un utilizzo del corpo in una determinata maniera. Le persone non vedenti, in qualche modo, hanno attitudini che si avvicinano a quelle necessarie all’arrampicata: la sensibilità, lo sviluppo della forza. Quindi abbiamo fatto questa iniziativa, una giornata delicata alle persone non vedenti in tutta Italia, in tutte quelle palestre che sono le più attive e le più attente a questa cosa. Noi storicamente abbiamo contatti con tante altre realtà e lavoriamo da tanto tempo su queste cose. Quel progetto non ha prodotto uno sviluppo enorme per vari motivi, tra cui i tanti problemi logistici per chi veniva da fuori Genova. Abbiamo avuto qualche ragazzo che ha anche cercato di fare un percorso agonistico ed a entrare nel circuito paralimpico; poi è arrivato il Covid e ci siamo un po’ bloccati. La medesima cosa abbiamo provato a farla con la sclerosi multipla; con molto lavoro sui bambini con problemi dell’attenzione. Abbiamo lavorato tanto anche con loro, è una cosa che noi facciamo abitualmente, ma non siamo mai riusciti ad avere una situazione in cui qualche persona arrivasse a esplodere e a fare un percorso sportivo completo. Abbiamo avuto tante volte persone che erano pronte a fare il grande salto ma non siamo mai riusciti a preparare, a costruire un’atleta”.
Il primo SportAbility Day è stata una grande occasione di incontro e di ritrovo:
“Le attività però continuano e ne facciamo costantemente. Abbiamo persone con sclerosi multipla che frequentano la palestra e anche non vedenti che alla SportAbility Day abbiamo rivisto. Abbiamo ritrovato un sacco di persone che conoscevamo già, tantissimi non vedenti incontrati in altre situazioni si sono ripresentati in un evento così importante. Un evento che ha aiutato anche dal punto di vista logistico ad accogliere persone che, evidentemente, avevano più stimoli. È stato un appuntamento importante. Abbiamo fatto anche un progetto molto interessante con un gruppo di ragazzi scelti con problematiche abbastanza intellettive attraverso tante sedute e tanti incontri. Noi siamo sempre a disposizione, la nostra palestra è molto attiva e abbiamo figure specifiche per accogliere le varie disabilità, c’è dietro un lavoro di preparazione abbastanza attento”.
Il progetto legato alla sclerosi multipla e il supporto all’AISM:
“Abbiamo lavorato in team sul progetto della sclerosi multipla, anche con l’aiuto di Andrea Tacchino, neuropsichiatra dell’AISM. È stata anche elaborata una tesi molto interessante che forse andrebbe promossa e divulgata più di quanto già lo sia. Potrebbe essere qualcosa di molto più ampio sotto certi aspetti perché ha dato dei risultati molto importanti a livello pratico. Aggiungo che tutto questo noi lo facciamo totalmente gratuitamente. Il lavoro sulla disabilità è un impegno importante ed è svolto con grande dedizione da tutti gli istruttori. La scelta della nostra società è quella di fare tutto a titolo gratuito”.
Lo sport ha un valore universale e può dare qualcosa in più, al di là della disabilità, il pensiero di Paolo Granone:
“Il punto fondamentale di tutta questa vicenda è proprio questo. Lo sport è fondamentale per tutti, anche per i normodotati è qualcosa che dà forza, che rappresenta, che aumenta l’autostima. Una persona con disabilità è ancora più aiutata. Faccio l’esempio di Silvana, per tutti Chicca. Una signora di sessant’anni che affetta da diversi anni da sclerosi multipla è riuscita in qualche modo a non seguire la diagnosi che era molto più grave. Lei vive con il bastone ed è indipendente. Tanto tempo fa mi raccontava come andasse al supermercato con la borsa sportiva, suscitando la curiosità della commessa che le chiese che sport facesse. Lei rispose arrampicata in palestra e lo raccontò con fierezza, con autostima raddoppiata. Quando lei si arrampica, si muove come se non avesse niente. è una cosa che sa quasi di miracolo. Ogni attività è fantastica, però, in questo caso, l’arrampicata è la cosa giusta per quella persona, la fa sentire normale. Facendo un’attività così particolare e pericolosa nell’immaginario generale, si genera una forza enorme e questo vale un po’ per tutte le persone. Nel momento in cui si riesce a fare bene un’attività, non solo c’è una sorta di terapia ma anche un valore assoluto per la persona stessa. C’è salute fisica e salute mentale, qualcosa che va oltre. Questo è un punto centrale della vicenda, forse è lo scopo di tutto questo. Le iniziative garantiscono un presidio sanitario psicologico importantissimo. Vale per tutti, per i normodotati e le persone con disabilità”.
Un periodo particolare legato al Coronavirus. Tante le difficoltà:
“Il Covid è stato un disastro, ha bloccato completamente alcuni progetti; soprattutto per un ragazzo non vedente che aveva molta voglia di fare. Si è un po’ perso non potendo praticare in quel momento. Noi siamo stati fermi quasi due anni, prima sei mesi, poi, nonostante qualche apertura, è stato abbastanza un disastro che ci ha veramente limitato e ha fatto perdere a tante persone questa opportunità. Quest’anno siamo ripartiti ma abbiamo avuto molti meno contatti, dobbiamo riprendere un po’ le fila di questa situazione che ha bloccato tutto, e anche oggi ci sono delle conseguenze precise. Un giorno ci sono dieci ragazzi, un giorno ce ne sono due. Non è facile gestire i contagi. Poi per fortuna stanno tutti bene però questa malattia ha comunque ostacolato. Faccio l’esempio di Emiliano, un ragazzo che porta anche il figlio, è non vedente, poiché la malattia lo ha colpito nell’apparato visivo. Dal punto di vista motorio è attivo tranne qualche sensibilità limitata. È rimasto un po’ bloccato ma per fortuna non ha avuto nessun problema. C’è pure da fare i conti con la paura di praticare, di incontrarsi, di vedersi e di ripartire. Questo purtroppo è quello che dobbiamo subire sia a livello mediatico sia a livello di realtà. Si è creata una paura folle che condiziona e in questo siamo stati limitati. Abbiamo un numero di frequentatori molto elevato perché superiamo le 1500 persone in totale, se aggiungiamo le scuole i numeri salgono. Quest’anno siamo stati bloccati con le scuole e abbiamo avuto difficoltà con centri estivi e centri educativi. Non abbiamo potuto lavorarci, la stagione è partita bene perché c’è stata tanta affluenza ma arrampicatori classici, tipici, niente scuola, niente progetti di altro genere. Abbiamo avuto dei contatti ma tante cose non si sono poi concretizzate. Sono anche saltati alcuni corsi della Federazione, una gara che doveva esserci sabato salterà, forse anche la nostra gara perché abbiamo mezzo personale in quarantena. Le attività sono molto limitate, fino a quando non si risolverà non ci si libererà da questa questione, dalla paura”.
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