
Patrizia Aytano, affetta da sclerosi multipla, sta combattendo questa brutta malattia anche con lo sport. Reduce dal Mondiale di Palermo classe Hansa 303, nella sezione di Sestri Ponente della Lena Navale Italiana, racconta la sua storia, le sue emozioni e il rapporto con la vela.
Una malattia dura ma la voglia di mettersi in gioco per reagire grazie allo sport:
“La sclerosi multipla è una malattia dura, una batosta quando arriva. A me è arrivata a quaranta anni. Io avevo già fatto i miei progetti, avevo lavoro e figli, mi sento fortunata e continuo a sentirmi fortunata, perché questa è una malattia giovane. In tutto questo percorso, più che ventennale, mi sono reinventata. Oggi frequento un corso di vela presso la LNI Sestri Ponente grazie all’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, nello specifico la sezione di Genova che ha dato inizio a questo corso di vela come una attività di benessere. In effetti è un modo di reagire estremamente vincente perché lavori su ciò che è rimasto non su ciò che hai perso. Io credo serva di monito per la disabilità in genere. Riuscire a reagire fa parte di un percorso positivo nella disabilità”.
La vela, una passione che aiuta a livello emotivo e non solo:
“Cosa mi piace? Sicuramente il contatto con l’acqua e con il vento. Mi piace il contatto con la paura che impari a non avere. Nelle cose devi conoscere e imparare. Non devi mai smettere di studiare perché non si è mai arrivati. Anche conoscere come portare una barca vela o conoscere il vento è tutta materia acquisita che ti fa progredire nelle difficoltà. La vela è bellissima. È uno sport che faccio da seduta, le mani non sono state colpite e nel momento in cui mi siedo e porto una vela ho superato la mia disabilità e sviluppo tanti sensi. Ho imparato a sentire la dimensione del vento, ad esempio. Stimola l’utilizzo di sensi che erano stati messi a tacere. Improvvisamente rimani attonito di fronte ad una malattia che ti devasta. Io sono contenta di andare a vela perché mi confronto con gli altri, anche con dei ragazzi e loro lo fanno con me. È una miscela vincente. È vicendevole l’apporto positivo”.
Tra la descrizione dell’Hansa 303 e il valore dello sport:
“L’imbarcazione fondamentalmente non scuffia. Sicuramente, a parte la fortuna di non avere paura, perché poi con il vento vai veloce, non lo avrei mai fatto senza sapere di non poter scuffiare. Le Hansa hanno una deriva molto bassa, i mondiali erano per i disabili classe Hansa 303 perché è diventata la barca paralimpica. Puoi utilizzarle sia in singolo che in doppio, come faccio io perché non ho ancora le capacità di andare in singolo. Anche se nella mia progressione mirerei anche a provare quello. Fino ad ora ho fatto il doppio con Pietro Bortoletto. L’adrenalina che viene fuori è assolutamente positiva. È bello. Io non mi posso vietare le cose belle. La disabilità non voglio considerarla solo nell’ambito sanitario, c’è lo sport, c’è il divertimento. Un disabile deve potersi divertire. Un disabile ha una sua vita, è una persona e quindi deve potersi reinventare”.
L’impegno di Patrizia con l’Associazione Italiana Sclerosi Multipa:
“Io sono presidente di coordinamento regionale. Ho un passato di volontario nella nostra situazione. L’AISM ha sempre sostenuto sport e disabilità, facendo anche tanti convegni su questo. Sicuramente è importante mantenere quello che è rimasto senza pensare a quello che si è perso. Con la sclerosi multipla si diceva non devi affaticarti. Ora c’è stato un ribaltamento nell’approccio. Lo sport rallenta la progressione. Lo sport mantiene i muscoli più tonici, tenendo a bada la malattia. Non si guarisce di sclerosi multipla. Ad oggi però la ricerca è avanti. Le persone che si ammalano hanno dei farmaci, che rallentano la progressione. Quindi lo spettro della sclerosi multipla non ha lo stesso valore negativo di vent’anni fa. La scienza, e io sono una che crede nella scienza ha fatto dei passi da giganti”.