
Alessandro Mennella, genovese ipovedente e sordo profondo dalla nascita a causa della sindrome di Usher, e Marcella Zaccariello, nuotatrice master e tra i fondatori di Rare Partners, saranno i protagonisti di una maratona di nuoto, iniziata con le prime due gare a giugno e che proseguirà fino all’arrivo in Liguria, a Noli, il 12 settembre. Una storia incredibile di passione, emozioni, sport, sacrificio, solidarietà e orgoglio si nasconde dietro al merito sportivo di due atleti che non possono che essere esempio per tutti.
Questo progetto, #MiFidoDiTe, è un’impresa sportiva e solidale inserita all’interno del circuito di gare in acque libere organizzato su scala nazionale da Italian Open Water Tour, che ha da subito sposato questa grande avventura. Una maratona a nuoto di 42 chilometri in sette tappe, a sostegno della ricerca sulla Sindrome di Usher, legati l’uno all’altra, coscia a coscia, da una corda lunga solo 50 centimetri e da una fiducia totale.
Dall’incontro di Alessandro e Rare Partners, una azienda milanese senza scopo di lucro che si occupa dal 2010 di supportare lo sviluppo di nuove terapie nel campo delle malattie rare utilizzando risorse finanziarie non profit, nasce questo emozionante cammino. La fiducia reciproca tra Alessandro e la sua guida Marcella (nuotatrice Master e tra i fondatori di Rare Partners) ha dato il nome #MiFidoDiTe al progetto e alla raccolta fondi associata, destinata appunto alla ricerca per questa patologia rara devastante.
Marcella ha raccontato la storia della coppia sportiva, dalle sfide agonistiche al rapporto in allenamento, passando per il vero valore dello sport, il supporto esterno e tanto altro.
Nel 2019 la tappa ligure e un’esperienza da ricordare, emotivamente e sportivamente. Lì comincia un cammino che ha portato i due ai traguardi odierni:
“Noi due anni fa, nel 2019, abbiamo partecipato alla tappa ligure di questo percorso. La più lunga. L’unica da 7 chilometri. Parte da Finale e arriva a Noli. È stata una gara molto particolare. Io e Alessandro abbiamo spesso nuotato insieme ma mai legati. Era da diverso tempo che mi proponeva questa modalità. All’inizio avevo molto timore, non solo per la sua stazza, ma proprio perché non riuscivo a capire in che modo avrei potuto aiutarlo attraverso una semplice corda. Alessandro è testimone di Rare Partners e con lui abbiamo già fatto molti progetti legati alla corsa, al triathlon. È stato come dargli fiducia. Dopo questa esperienza, infatti, mi sono resa conto che la corda è la nostra più grande amica. Ci permette non solo di nuotare ma anche di comunicare, di creare un contatto. Noi usiamo la corda per dirci cose e darci indicazioni. E la stessa tensione della corda ci fa capire tante cose. Portare a termine questa tappa è stata una vera e propria impresa. Fino a metà percorso era tutto tranquillo, poi nella seconda parte, da Varigotti verso Noli, la situazione del mare è peggiorata pesantemente. Abbiamo dovuto affrontare problemi che in allenamento non abbiamo mai affrontato. Quell’esperienza ci sta aiutando ora ma, lì per lì, è stata molto faticosa. Le onde e le correnti hanno mandato in tilt il GPS di Alessandro che ha perso le coordinate spazio temporali e che, oltretutto, mi colpiva ripetutamente perché sbattuto dalle onde. Lui era a disagio e io ero fisicamente provata. Allo stesso tempo, però, c’è stata una cascata di cose belle. Abbiamo portato a termine, a livello sportivo, una sfida pesante. Tanti partecipanti, di buon livello, si sono praticamente ritirati. Insomma una grande soddisfazione. Inoltre noi avevamo avviato una raccolta fondi di un mese e avevamo fissato l’obiettivo a 7mila euro, come i metri da percorrere. Ne abbiamo raggiunti quasi il doppio e avevamo con noi una boa con tutti i nomi dei donatori. Come dice Alessandro questo è stato il nostro doping naturale per arrivare alla fine. Al termine della nuotata la stessa organizzazione ci ha apprezzato molto e avevamo deciso di partecipare a tutto il percorso l’anno scorso. Poi il Covid-19 ha fatto saltare tutto”.
Dopo il Coronavirus, la voglia di non mollare e l’occasione, quest’anno, di fare ancora di più:
“Quest’anno abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo perché il percorso si è arricchito con altre tre tappe, per un totale di 42 chilometri, una vera e propria maratona a nuoto. L’organizzazione ha sposato il progetto e abbiamo fatto già due tappe, una in mare, l’altra in lago. L’11 luglio il circuito raggiungerà il Lago Maggiore, e sarà più difficile delle prime due”.
Dalla boa speciale a una muta fantastica. I donatori sempre al fianco di Alessandro e Marcella:
“La novità di quest’avventura è che il nostro diario di viaggio speciale è la muta di Alessandro. La stiamo riempiendo con i nomi dei donatori, vista l’apertura di una nuova raccolta fondi. La boa che due anni fa si era riempita totalmente ci sembrava quasi piccola e poi volevamo qualcosa di diverso. Abbiamo scelto questa muta e vogliamo riempirla di nomi. Abbiamo un obiettivo duplice: le sette tappe a nuoto e la collaborazione con il Policlinico di Roma per un progetto legato alla degenerazione retinica. Un gruppo con cui Rare Partners collabora da anni”.
Rare Partners ha ricevuto il patrocinio della Fondazione Cariplo ed il sostegno di numerose aziende che, con entusiasmo, hanno sposato il progetto #MiFidoDiTe. Main Partner per l’intero circuito è la PQE Group, azienda leader di consulenza nel settore life science che supporta i progetti di Rare Partners da molti anni. La raccolta fondi, infatti, si divide in due parti e nasconde al suo interno un grande messaggio pratico, oltre che solidale:
“Da una parte abbiamo una raccolta fondi che è pubblica. Chiunque può contribuire e idealmente nuotare insieme a noi. Dall’altra stiamo cercando di coinvolgere le aziende. Vorremmo due aziende presenti per ogni tappa. Il Coronavirus ha rallentato le nostre raccolte ma, nonostante le difficoltà del periodo, ci sono tante realtà che hanno energie per supportare il sociale. È uno spaccato di Italia che è giusto comunicare. Ci sono molte aziende che stanno sostenendo il progetto economicamente e, soprattutto, per le loro tappe, sono proprio lì fisicamente al nostro fianco. Non è solo una scelta aziendale, una responsabilità sociale d’impresa ma è crederci al punto da essere presente nella pratica. È un grande messaggio”.
La strada è ancora lunga. 11 luglio Maccagno (Va); poi 24/25 luglio Baratti (Li); a settembre Noli (Sv) e Peschiera del Garda (Vr), rispettivamente il 12 e il 26; infine, Ischia (Na) il 9/10 ottobre. Marcella ha già messo nel mirino le prossime due tappe:
“Da qua a fine luglio avremo due tappe, una a Maccagno e l’altra a Baratti. Lì ci sarà anche la prima edizione del Campionato Italiano Acque Libere Open, aperto a tutti. Il progetto sta prendendo una bella forma e speriamo ci porti tante cose belle”.
I valori dello sport sono comuni a quelli dell’associazione:
“Lo sport è stato proprio preso, da una realtà come Rare Partners, come strumento per promuovere, sensibilizzare e comunicare. I valori dello sport viaggiano di pari passo con quelli dell’associazione. Lo sport ti insegna anche ad accettare che puoi non raggiungere gli obiettivi per vari fattori”.
Lo sport è il grande strumento di integrazione per chi ha disabilità. Facendo attività si azzera tutto:
“Lo sport per persone con disabilità è uno strumento di integrazione pazzesca. Quando io e Alessandro facciamo sport, lui mi dice sempre: mi sento uguale agli altri. Non solo, spesso mi racconta una cosa che mi commuove: sai, anche le persone che ci vedono benissimo in acqua, con gli occhialini, dopo un po’ iniziano a vedere peggio, certo per me è più difficile ma proviamo la stessa sensazione. Dunque, in generale, è vero che i miei occhi e le mie orecchie vedono e sentono per entrambi ma sono le nostre braccia, le nostre gambe e i nostri cuori che ci permettono di arrivare alla fine. Grazie allo sport certe barriere vengono assolutamente superate. Lo sport è più forte della disabilità”.
Per Alessandro lo sport è parte di vita, una presenza quotidiana che va oltre il nuoto:
“Alessandro è passato dal praticarlo da amatore a farlo a livello agonistico. Lui partecipa al circuito italiano di Para Triathlon e negli ultimi tre anni ha vinto nella sua categoria. Poi va considerato che gareggia nella categoria degli ipovedenti, che possono vedere meglio o peggio di lui, ma, in più, oltre a non vedere, lui non ci sente. È molto più svantaggiato. Per chi lo accompagna, io nel nuoto, la sua guida nella bicicletta e così via, una cosa è segnalare un ostacolo con la parola, un’altra è trovare una modalità per comunicare con lui. Tutto questo ti fa capire la determinazione che ha e il suo approccio alla vita”.
Gli allenamenti della coppia non hanno schemi inamovibili. Le esperienze in gara e gli ostacoli da superare indirizzano la preparazione:
“Noi abbiamo avuto la possibilità di nuotare anche quest’inverno, ed è stato un privilegio. In piscina seguiamo prevalentemente due allenamenti diversi e quindi ci prepariamo separati. Lui, essendo già impegnato su altri fronti, inserisce il nuoto in una settimana piena di allenamenti. Io, per questo progetto, non faccio altro che nuotare. In piscina i miei allenamenti sono diversi dai suoi, per l’età che ho e per il ruolo che ho all’interno della coppia. In qualche modo cerco di simulare la sua presenza mentre mi preparo. Spesso mi alleno vestita, cerco di sviluppare più che la velocità, la resistenza e la forza. L’esperienza di Noli mi è servita anche nella preparazione, lì, per evitare che mi colpisse in maniera pericolosa, ho dovuto prendere una velocità probabilmente non sua, questo vuol dire tirare un po’, farlo in una situazione di mare grosso nasconde uno sforzo fisico importante. Nuotare insieme in piscina serve a capire quanto si è migliorati puramente a livello tecnico e fisico. La comunicazione non è affinata lì. Ti puoi fermare quando vuoi e lui sa dove si trova il bordo vasca e con quante bracciate ci arriva. La comunicazione si perfeziona in acque libere perché ci sono le variabili: correnti, onde e meduse. È in acque libere che miglioriamo il nostro feeling. Poi ogni tappa può insegnarti qualcosa: a Vulcano, ad esempio, si è incastrato un nuotatore in mezzo a noi. Quindi sulla base di quello che viviamo nelle singole gare, ci alleniamo per comprendere quali ostacoli dovremo affrontare e come cercare di risolvere”.
Ogni situazione può essere un insegnamento, l’esperienza della tappa a Monate:
“Ogni volta possiamo conoscere situazioni nuove, a Monate ci siamo trovati in un lago, acqua dolce, quindi più pesante, con temperatura molto calda e senza muta. Il galleggiamento, senza muta, diminuisce; la corda la senti e le gambe non erano protette. Insomma, alla fine è andata bene, però è stato qualcosa di nuovo. Noi praticamente lavoriamo su una comunicazione standard e grazie alle esperienze che viviamo tappa dopo tappa, miglioriamo”.
L’emozione di avercela fatta e di farcela ogni volta non ha prezzo. Un entusiasmo pazzesco e un grande lavoro si celano dietro a un progetto che unisce valori e sentimento:
“L’anno che è passato è stato tostissimo. Molte realtà anche più grandi di noi non ce l’hanno fatta. Noi ci stiamo mettendo la faccia, le energie e tutte le forze che abbiamo. Un progetto del genere ha un impatto sulle nostre vite molto importante, io lo noto anche rispetto alla mia famiglia. È un impegno fisico, mentale, psicologico incredibile ma è il nostro modo di mandare un messaggio forte. Vogliamo dire che c’è voglia e bisogno di ripartire e di guardare avanti. Questo è il nostro modo di farlo. Noi facciamo questa cosa ma, al traguardo, non possiamo arrivarci da soli. C’è tanto entusiasmo e continuerà sempre ad esserci. Io so che è un privilegio fare questa cosa insieme ad Alessandro perché mi rendo conto che questo progetto sta consolidando un rapporto che arriva da lontano. Ogni volta che arriviamo tutti dicono che lui è bello sereno e io sono devastata. È così ma non fisicamente. Io sono devastata emotivamente perché ogni volta che finisco dico che cosa meravigliosa stiamo facendo. Il MiFidodiTe del titolo cela una fiducia non solo tra i noi due ma verso il progetto, i donatori, le aziende, Rare Partners. Una fiducia che genera in me un’emozione infinita”.
Partecipare e aiutare questa realtà è molto semplice, basta poco per fare la differenza, per essere presenti, per cambiare le cose ed emozionarsi insieme ai protagonisti. Emozioni che Marcella, dopo ogni gara, condivide con i donatori, così da far vivere la forza di ciò che tutti insieme stanno portando avanti. Ecco, ad esempio, le sue parole dopo la gara di Vulcano in una sorta di “diario di viaggio”:
“Ho avuto bisogno di un giorno per far defluire tutte le emozioni, ritrovare un battito regolare e mettere a fuoco ogni singolo dettaglio della giornata di ieri. 6km di gioia, di commozione, di ascolto. La tensione che bracciata dopo bracciata si distende fino a sciogliersi completamente quando vedo Ale sereno, concentrato nella sua nuotata fluida. Al ritorno il mare ci invita ad un piccolo ballo, qualche scontro, un paio di gomitate che definirei “nella norma”. La corda questa volta vuole dire la sua, si muove, scivola, interrompe il nostro ritmo per farsi riprendere; gli ultimi 300 metri decido di lasciarla scappare via del tutto sapendo che il moschettone di sicurezza continuerà a tenerci legati. Sotto di noi un fondale da togliere il fiato, intorno a noi un paesaggio di una bellezza sconvolgente che, verso la fine, mi scatenano una commozione forte che non riesco a trattenere. Lascio Vulcano con un grande senso di gratitudine. Sono grata a questo progetto che allarga ogni giorno la cerchia degli amici, dei sentimenti, delle emozioni forti, delle cose belle. Grazie per i messaggi, il tifo, la vicinanza. Ci vediamo a Monate il 20 giugno”.
C’è molta voglia di condividere tutto ciò che si vive durante quei chilometri così intensi e di sottolineare la consapevolezza di non nuotare da soli e di farlo, soprattutto, per qualcosa di nobile e assoluto. Questo è quello che si percepisce dai racconti di Marcella e dalla sua incredibile descrizione di Alessandro.
Simone Fargnoli
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